aspera ad astra sguardo
Per aspera ad astra, attraverso le difficoltà fino alle stelle, è il motto scelto da un progetto in cui sono coinvolte 12 carceri italiane

Per aspera ad astra: attraverso le difficoltà, fino alle stelle. Un frase latina, un motto che ci ricorda che per raggiungere la cima della felicità, dobbiamo prima percorrere strade fangose e lastricate di insidie e, perché no, errori.

Dagli errori, in fondo, si può solo imparare e migliorare, siete d’accordo? Immagino lo siate. Ma sempre? Anche quando si tratta di reati? Di persone che hanno fatto del male? Anche ad altre persone?

No, non vogliamo che rispondiate. Ma solo lasciare viva in voi una domanda, prima che proseguiate nella lettura. Dunque, voi credete nel perdono?

Per aspera ad astra: un percorso per riconfigurare il carcere

Non molti sanno che “Per aspera ad astra” è il motto che è stato scelto da un progetto che coinvolge le carceri italiane, che punta a una nuova visione del carcere, del suo senso e della sua funzione, non solo espiativa, ma anche di recupero del sé e del reinserimento nella società.

Come riconfigurare il carcere attraverso cultura e bellezza“: questo il titolo che accompagna il motto latino. Sembra richiamare quell’altro modo di dire, quello che sostiene che la bellezza possa salvare il mondo e, quindi, le nostre anime. Anche quelle che si sono macchiate degli errori più gravi per cui sono stati puniti dalla società con la reclusione.

Tu credi nel perdono?

12 le carceri italiane coinvolte nel progetto “Per aspera ad astra”, in cui dal 2018 vengono avviati percorsi di formazione professionale nei mestieri del teatro, che riguardano non solo attori e drammaturghi, ma anche scenografi, costumisti, truccatori, fonici, addetti alle luci. Insieme a loro, 250 detenuti.

aspera ad astra teatro

Il progetto è promosso da Acri e sostenuto da 10 fondazioni di origine bancaria, ed è nato dall’esperienza della Compagnia della Fortezza di Volterra, guidata dal drammaturgo e regista Armando Punzo che ha poi diffuso nelle altre carceri italiane il patrimonio di buone pratiche acquisito nel tempo.

Ogni anno, al termine del percorso di formazione, i detenuti si esibiscono nei teatri all’interno degli istituti di pena, che per l’occasione accolgono il pubblico “da fuori”, ma anche e soprattutto in teatri fuori dal carcere, così che i loro spettacoli vengono inseriti nei cartelloni delle stagioni teatrali.

Inoltre, Per Aspera ad Astra porta nelle carceri esperti costumisti, designer, attori, registi e studenti, per creare un dialogo tra “dentro” e “fuori”, che smonta molti pregiudizi e delegittima tante paure diffuse.

Tutti aspetti che, come facilmente potete comprendere, stanno generando un fenomeno di ripensamento del carcere, delle sue funzioni e del rapporto tra il personale che vi opera e le persone detenute.

Carcere: cosa c’entra il perdono?

Di fatto, sappiamo che il carcere c’entra poco con il concetto di perdono. Ma siamo altresì certi che coloro che si trovano incarcerati lo cercano e lo bramano. Tanto più che siamo altrettanto certi che tutti coloro che stanno leggendo questo articolo ne stiano facendo proprio una questione di perdono: se lo meritano, questi carcerati, il perdono e quindi sono legittimati a fare parte di progetti del genere?

Non siamo qui a fornirvi una risposta, ma certo un’occasione di riflettere a riguardo. Per questo, vi proponiamo di assistere a uno spettacolo con protagonisti anche detenuti.

Per aspera ad astra e il Covid

Inutile dire che il Covid 19 ha generato novità anche in questo grande percorso. Se nel lockdown di marzo le attività si sono bloccate, impedendo di fatto di concretizzare i progetti avviati e sospendendo gli spettacoli in programma, da giugno 2020 le attività sono riprese.

La seconda ondata della pandemia ha però scombinato nuovamente i piani e, proprio come accade nel mondo, anche in questo caso i social stanno venendo in soccorso di tutte le persone coinvolte nell’iniziativa.

Per aspera ad astra, appunto: mai motto, in questo momento, potrebbe essere più sensato.

Guarda lo spettacolo della casa di reclusione di Milano Opera

E’ quello che è accaduto alla Casa di Reclusione di Milano Opera, dove oggi, venerdì 13 novembre, alle 17, in diretta su Facebook andrà in scena lo spettacolo teatrale “Noi Guerra! Le meraviglie del nulla”, a cura della compagnia “Opera liquida”, composta da detenuti ed ex detenuti di media sicurezza e da Giulia Marchesi.

aspera ad astra recita

Noi guerra! Le meraviglie del nulla in diretta dal carcere

L’evento è organizzato grazie alla Direzione della Casa di Reclusione Milano Opera e all’Amministrazione Penitenziaria Provveditorato Regionale della Lombardia, all’interno di BookCity Milano 2020. In scena le sorprendenti opere create per lo spettacolo dall’artista di arte cinetica e programmata Giovanni Anceschi, co-fondatore del Gruppo T.

Linguaggi artistici differenti indagano sull’assurdità dell’odio e si confrontano con il conflitto, soprattutto quello interiore.

«Le meraviglie del nulla sono i travestimenti, il belletto preciso e stantio di cui rivestiamo la realtà, per sopportarla, rileggerla e giustificarla» racconta la regista Ivana Trattel. «L’impianto drammaturgico dello spettacolo, atteso per lo scorso marzo e che debutterà la prossima primavera, alterna la redazione dell’odio, dove si distribuisce l’odio alle categorie più paradossali, a una raccolta di meccaniche fisiche ed estetiche, per poi aprire la lente d’ingrandimento emotiva e cercare di comprendere ciò che accade all’essere umano odiato o in lotta contro sé stesso».

I costumi, ispirati al deserto, all’arsura cui conduce la cattiveria, sono progettati dallo stilista d’alta moda Salvatore Vignola e realizzati dai detenuti costumisti con gli studenti della classe 5 Tecnico Moda degli Istituti Scolastici Olga Fiorini.

In diretta dal carcere: alle 17 su Facebook

Per guardare lo spettacolo, basta iscriversi all’evento Facebook, cliccando su questo link: NOI GUERRA! Le meraviglie del nulla

Non sappiamo se la risposta alla domanda “Tu credi nel perdono” sia affermativa per molti di voi, ma crediamo che l’ultima parola debba essere data a tutti. Specie se il perdono e la sua richiesta siano portati avanti attraverso l’arte. In questo caso, l’arte teatrale.

Che in fondo, il perdono è anche quello che alcuni detenuti cercano da se stessi, non solo dal mondo.

Dunque, buona visione a tutti coloro che decideranno di dare una possibilità al perdono.

Oggi è la Giornata della gentilezza: siate gentili, siate come il manifesto di FelicitArt

Scritto da Eleonora D’Errico